Lievore, Altherr e MolinaDesigner a Barcellona
di
per Casa Trend
"Un oggetto è ben disegnato quando fa pensare che la sua funzione non avrebbe potuto essere risolta in altro modo". Parola di Alberto Lievore, originario di Buenos Aires. Designer, architetto, persona schietta, diretta. L'abilità tutt'altro che scontata di rendere nell'oggetto la natura più autentica dell'idea originaria Lievore l'ha affinata dentro una carriera trentennale e cosmopolita: oggi è reputato uno dei grandi del design spagnolo. È sua, per fare solo un esempio, una delle icone degli anni '80 in Spagna, l'armadio Manolete. Dopo aver avviato la Alberto Lievore & Asociados, nel 1989 entrò in contatto con Jeannete Altherr e Manel Molina. Tre personalità differenti ma "bruciate" dalla stessa passione: non fu necessario pensarci troppo, nel 1991 la "design firm" Lievore Altherr Molina nacque perché non poteva essere altrimenti. La sede si trova in uno dei luoghi più intriganti della Barcellona antica, Plaza de Ramon Berenguer el Gran. Frammenti di mura romane, facciate gotiche, episodi contemporanei convivono qui senza attriti. Dietro quelle finestre battute quasi sempre dal sole nascono idee che - prodotte in serie da Andreu World, Disform, Verzelloni, Arper, Thonet, Foscarini, solo per citarne alcuni - incassano periodicamente consensi da pubblico e addetti ai lavori. Per la pulizia del tratto, la sintesi, l'uso calibrato delle asimmetrie, la ricerca dell'ergonomia più agevole per l'utente. E il senso di spontaneità, di necessità che irradiano. Alberto Lievore, Manel Molina, Jeannette Altherr. Tre storie, tre background differenti. Tre emisferi destri che si completano a vicenda. Manel Molina, specializzato in design industriale, è quello che più si applica ai problemi legati all'utilizzo e all'ergonomia. Nella funzionalità cruda di una cerniera, nello spazio per inventarsi un'apertura più semplice: è lì che Molina si muove agevolmente. Jeannette Altherr - designer e art director - è un'entusiasta che si esprime in "multitasking": l'insegnamento all'università, la comunicazione, il packaging, un libro per bambini. "Per me il design è osservazione, comprensione, esplorazione", dice, "Ma anche dubbio e attesa". Assieme a Lievore, creano porzioni minime di volume dall'equilibrio finissimo (le sedute Carifa Collection, per Arper) oppure episodi più espansivi. Ad esempio la "famiglia" di sedute Zoe per Verzelloni, presentata in versione ampliata all'ultimo Salone del Mobile di Milano: design informale e ergonomia "variabile", con piccole sfere di polistirene nell'imbottitura che consentono a ciascuno di crearsi il proprio comfort.
Zoe, Verzelloni Oppure la Radical chair, uno dei primi successi dello studio, datata 1992, "un gesto semplice e ben concepito", così la definì Lievore con candore, quasi siglando la cifra dello studio. Tornando ad oggi, ricordiamo la sedia Leaf per Arper, in acciaio saldato, per interni e esterni nelle molteplici varianti. Una sintesi di ergonomia e design organico - una foglia appunto - talmente lieve che sembra non toccare il suolo: è già icona. Casa Trend, 5/2008
Leaf, Arper
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