Happy hour
Per Mensile Bologna
Torna l’estate, tornano gli “happy hour” in Riviera.
Una formula perfetta come un
Negroni ben riuscito: basse frequenze che alleggeriscono lo stomaco,
pareo ammiccanti, la complicità dello sfondo (quasi) da cartolina. E
l'effetto tribù della notte.
di Paolo Ruggiero
L'estate ormai decollata sarà probabilmente un’estate
in edizione speciale, diversa dalle ultime. Eccitata e godereccia.
Iperormonale e adrenalinica. Ghiaccio tritato a chili nei long drink,
condizionatori a palla e microabiti da sbandate sul lungomare. Estate di
nuovo edonistica. Si percepisce camminando per strada.
Si nota dai sorrisi delle ragazze che, anche se in
modo indiretto, sono spesso l'indicatore più affidabile dell'aria che
tira: c'è più allegria, più ottimismo, voglia di godersela.
Con l’estate che già sta friggendo sono ricominciate
anche le rituali trasferte dalla città verso la riviera romagnola. Per
una buona fetta del target "giovane" (compreso tra i 18 e i 35, ma con
sempre più frequenti sforamenti anche oltre) il cambio di stagione è
siglato dalla chiusura dei locali indoor in città e dall'inaugurazione
degli "happy hour" sulla spiaggia.
Un rituale che tiene botta da anni. Quasi dieci per
Marina di Ravenna, la prima a inventarsi il gioco.
Marina di Ravenna, allora (particolarmente adatta,
grazie alla larghezza infinita del litorale), Milano Marittima, Cervia,
e poi Rimini, Riccione che sono seguite un po' in ritardo ma hanno
recuperato con consumata abilità.
Tutte località che stanno spingendo il delirio del
divertimento dalle colline e dall'interno sempre più verso la spiaggia.
E che tra chiringuitos, happy hour e dj-set lanciati come bufali
avrebbero qualcosa da raccontare anche a località dei balocchi come
Copacabana o Formentera. "L'happy hour al mare".
Che tradotto vuol dire, a campione: viaggio "in
polleggio" sulla A14, caccia al parcheggio lungo Viale delle Nazioni o
sul lungomare, birrino per la "pre carburazione" con gli amici al bar,
una piadina che ci sta sempre bene, le ragazze che ripassano il trucco
nello specchietto di cortesia, mentre l'amica guida e chiede ai tipi
"state uscendo?", convergenza come api verso selezioni musicali che
partono all’inizio più chill-out e poi si scaldano, spesso ammiccano
all’asilo (frequenti le sigle dei vecchi cartoni) o pescano felicemente
dagli anni settanta.
E da lì, avanti fino alle 23, fino a mezzanotte: una
grande "balotta" dal cui fascino è difficile sottrarsi. Che se
l'atmosfera è quella giusta fa sentire “branco”, generazione gomito a
gomito, forse un po’ sfigata ma in fondo felice. Fa star bene e fa
dimenticare i casini.
Si parte già al sabato o solo la domenica. Chi ha
l'appartamento magari rimane tutto il weekend, altri si fermano in
campeggio, “alla vecchia”.
Si parte da Bologna, ma non solo: negli ultimi anni
montano affluenze massicce anche dal ferrarese e da Modena: basta
attraversare i vari territori dalla parte della spiaggia per godersi le
differenze tra gli happy hour, le scalette musicali che si accavallano
l'una sull'altra, i bassi che si sovrappongono e sferzano l’aria.
Le varie fasce d'età, gli accenti, qui quelli di
Argenta, più in là i modenesi, qui la techno come un elettroshock, più
in là le irriducibili della salsa.
Sono anni che funziona, eppure il fenomeno degli
happy hour ancora si espande, coinvolge anche le spiagge più
periferiche, si clona, si scopiazza. Così gli aficionados votati da
sempre allo stesso locale a volte faticano a comprendere che la
geografia del divertimento, la fauna, mutano pelle di estate in estate,
spostate da correnti che in effetti non sembrano avere alcuna logica.
E se è vero che alcuni locali sono dei must,
autentiche icone (tre nomi su tutti: Duna degli Orsi a Marina di
Ravenna, Papeete a Milano Marittima, Mojito a Riccione) così che è
difficile immaginare possano cambiare, molti altri si danno da fare nei
paraggi, a volte sgomitano, richiamano la fauna marina più volubile e
capricciosa.
Allora i gestori calano nuove carte, si prova ad
aprire anche alla cultura (dalla rassegna letteraria o cinematografica
al "finger food", ovvero assaggi di cibo serviti in spiaggia), si cerca
di fare movida anche durante la settimana e non solo nel weekend.
«L'idea è che una cena con gli amici e un incontro
letterario hanno un gusto diverso sotto le stelle, in riva al mare e con
i piedi nella sabbia», dicono per esempio dallo staff della Duna degli
Orsi.
La formula dell'happy hour. Semplice e perfetta come un Negroni ben
riuscito. Si sente che l'idea è nata prima dal divertimento che dal
profitto. E per questo continua a tirare alla grande: selezioni musicali
che danno dipendenza, basse frequenze che alleggeriscono lo stomaco,
spazio in libertà, la giusta proporzione tra ragazzi e ragazze (se
questa salta, per il locale è un brutto segno), birre e Mojitos
generosi, pareo ammiccanti.
La gente perlopiù "al naturale", a piedi nudi, finalmente socievole (a
nessuno in fondo piace il muso che tiene in città), correnti di sorrisi
che si diffondono come olas, intorti con eventuale prolungamento in riva
al mare.
Il tutto mentre cala il tramonto (che non sarà un tramonto africano ma
fa sempre il suo ottimo effetto), le stelle ci stanno perfette, lungo il
filo dell’orizzonte qualche peschereccio o luci di piattaforme. E se la
settimana è stata “pesa”, chi se la ricorda più. Si prevede una buona
estate.
Articolo pubblicato nel giugno 2007 su Mensile Bologna.
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